Luci ed ombre del “5G”

Cosa sia il 5G mi pare lo abbia­no capi­to tut­ti: è la nuo­va tec­no­lo­gia che pro­met­te velo­ci­tà mira­co­lo­se per la con­net­ti­vi­tà mobi­le e non solo.

Ci sono però sicu­ra­men­te mol­te cose di cui non si par­la al gran­de pub­bli­co e que­sto per­chè, come sem­pre, quel­lo che occor­re in que­sto momen­to è ven­de­re que­sta tec­no­lo­gia, in modo che ven­ga accet­ta­ta da tutti.

Ma vedia­mo un po’ di cosa si trat­ta innanzitutto.

5G sta per “Fifth gene­ra­tion” rife­ri­to appun­to alla tec­no­lo­gia di ban­da lar­ga nel­l’am­bi­to wire­less.  Il 5G è in buo­na sostan­za un note­vo­le avan­za­men­to nel­la tec­no­lo­gia di tra­smis­sio­ne dati; per ora però ini­zia­mo a dire che si trat­ta, ovvia­men­te, di un’e­mis­sio­ne radio, esat­ta­men­te come quel­le su cui si basa­no i suoi fra­tel­li minori.

ONDE MILLIMETRICHE E MICROONDE ALLA BASE DEL 5G

La dif­fe­ren­za sostan­zia­le è nel­la fre­quen­za di tra­smis­sio­ne e di con­se­guen­za nel­la lun­ghez­za d’on­da dei segna­li. Nel 5G par­lia­mo del­le cosid­det­te mmWa­ves o onde mil­li­me­tri­che, che si tro­va­no nel­la par­te del­le emis­sio­ni EHF ovve­ro a fre­quen­za estre­ma­men­te elevata.

Al momen­to attua­le, vale a dire ini­zio 2019, le pri­me fre­quen­ze uti­liz­za­te per il 5g saran­no tra i 3,8 ed i 4 Ghz. Nel giro di poco tem­po però que­sta fase semi-spe­ri­men­ta­le ver­rà supe­ra­ta con la pre­vi­sio­ne di amplia­re lo spet­tro a 28–32 Ghz per arri­va­re fino ai 100 Ghz. Ma fino a 43 Ghz non sia­mo nel cam­po del­le onde mil­li­me­tri­che, quan­to in quel­lo del­le microon­de, ovve­ro le fre­quen­ze dei comu­ni for­ni a (appun­to) microon­de. Inte­res­san­te, vero?

Lo è mol­to, per­chè con fre­quen­ze di que­sto tipo, il segna­le non fun­zio­na come le nor­ma­li onde radio, di fre­quen­za 1.000 vol­te infe­rio­re. Nel­le nor­ma­li onde radio abbia­mo rifles­sio­ne sul­la iono­sfe­ra, ad esem­pio, per cui un segna­le ha una por­ta­ta mol­to più ele­va­ta dato che può esse­re rifles­so per supe­ra­re la cur­va­tu­ra del­la ter­ra oppu­re osta­co­li come muri, edi­fi­ci etc. etc.

Per que­sta carat­te­ri­sti­ca infat­ti, le onde mil­li­me­tri­che devo­no pro­pa­gar­si in linea ret­ta ed han­no una gros­sa dif­fi­col­tà nel pene­tra­re ogget­ti soli­di, foglia­me e stra­ti gas­so­si. Tut­ta­via, que­sti ulti­mi sono osta­co­li solo a spe­ci­fi­ci ran­ge di fre­quen­za, il che signi­fi­ca che, per fre­quen­ze infe­rio­ri o supe­rio­ri alle linee di assor­bi­men­to, il segna­le viag­gia libero.

FREQUENZA ED ENERGIA

Più un segna­le è ad alta fre­quen­za, più tra­spor­ta ener­gia e meno por­ta­ta uti­le ha. Nel caso del­le onde mil­li­me­tri­che par­lia­mo di fre­quen­ze estre­ma­men­te ele­va­te, quin­di di un segna­le che por­ta con sé mol­ta ener­gia ma che non arri­va lon­ta­no e, in più, degra­da rapi­da­men­te quan­do incon­tra osta­co­li anche bana­li come del foglia­me. Quin­di, per­chè il segna­le 5g rag­giun­ga una coper­tu­ra capil­la­re, sarà neces­sa­rio un ele­va­tis­si­mo nume­ro di microan­ten­ne, per evi­ta­re che degra­di o si disper­da. Que­sto signi­fi­ca che la pro­ba­bi­li­tà di ritro­var­si una o più di que­ste anten­ne vici­ne è mol­to più ele­va­ta che nel caso del­le fre­quen­ze 4g.

ONDE MILLIMETRICHE E BIOLOGIA

Ad oggi ci sono pochis­si­mi dati su qua­le pos­sa esse­re l’ef­fet­to del­le onde mil­li­me­tri­che sul­la vita uma­na. Da un lato per­chè non le abbia­mo mai usa­te mol­to pri­ma e dal­l’al­tro per­chè, anche in quei pochi casi, la poten­za di emis­sio­ne era mol­to bas­sa ma, soprat­tut­to, era poco il tem­po di espo­si­zio­ne, per cui, alme­no nei casi abi­tua­li di uso di tali onde, sap­pia­mo che non pro­du­co­no dan­ni sen­si­bi­li. Il pro­ble­ma nasce ovvia­men­te quan­do l’e­spo­si­zio­ne diven­ta con­ti­nua nel tem­po, ed a poten­ze deci­sa­men­te più ele­va­te, come quel­le neces­sa­rie per la tra­smis­sio­ne di dati 5g. Sem­pli­ce­men­te non abbia­mo idea di qua­li potreb­be­ro esse­re gli effet­ti sul­la bio­lo­gia uma­na, per quan­to il buon sen­so por­ti a pen­sa­re che, se ci fos­se­ro, potreb­be­ro non esse­re trascurabili.

Gli stu­di sono pochi, è vero, ma tra que­sti ce n’è uno parec­chio inte­res­san­te, pub­bli­ca­to da Sogho­mo­nyan D., Trchou­nian K, Trchou­nian A. su Pub­med in un arti­co­lo del 2016, in cui si descri­ve l’ef­fet­to del­le onde mil­li­me­tri­che a livel­lo cel­lu­la­re. Le cel­lu­le si scam­bia­no dati, fino­ra in modo cono­sciu­to soprat­tut­to a livel­lo ter­mi­co e bio­chi­mi­co ma a quan­to pare anche a livel­lo elettromagnetico.

L’i­po­te­si nel­l’ar­ti­co­lo, per quan­to basa­ta su una limi­ta­ta quan­ti­tà di dati, è che l’in­ter­fe­ren­za a livel­lo cel­lu­la­re potreb­be por­ta­re ad una alte­ra­ta capa­ci­tà di scam­bio di infor­ma­zio­ni e addi­rit­tu­ra, nel caso di pre­sen­za di anti­bio­ti­ci, ad una alte­ra­ta rispo­sta del cor­po agli stes­si. In alcu­ni bat­te­ri è sta­ta ipo­tiz­za­ta la pos­si­bi­le insor­gen­za di anti­bio­ti­co resistenza.

In sin­te­si, non sap­pia­mo se le fre­quen­ze tipi­che del 5g potreb­be­ro esse­re dan­no­se ma pro­prio que­sto “non sape­re” ha por­ta­to ad una let­te­ra fir­ma­ta da 150 emi­nen­ti scien­zia­ti in cui si con­si­glia cal­da­men­te di aspet­ta­re un po’ di tem­po pri­ma di dif­fon­de­re la tec­no­lo­gia del 5g, alme­no fino a che non avre­mo più dati in mano.

5G: VELOCITA’, BANDA ULTRALARGA E TEMPO REALE

I van­tag­gi del­la tec­no­lo­gia 5g sono inne­ga­bi­li: una quan­ti­tà di ban­da incre­di­bil­men­te ele­va­ta a dispo­si­zio­ne (con­tro quel­la odier­na, sostan­zial­men­te in esau­ri­men­to), una velo­ci­tà fino a 100 vol­te quel­la del­la gene­ra­zio­ne pre­ce­den­te ma soprat­tut­to una laten­za bas­sis­si­ma (la laten­za è il tem­po che inter­cor­re per­chè il segna­le arri­vi a desti­na­zio­ne) il che per­met­te tut­ta una serie di appli­ca­zio­ni in cui il tem­po rea­le (o qua­si) del­la rispo­sta è fondamentale.

Sca­ri­ca­re un film dal­la rete potreb­be esse­re que­stio­ne di pochis­si­mi secon­di, così come il poter gesti­re a distan­za del­le mac­chi­ne auto­ma­ti­che, come robot medi­ci, oppu­re gui­da­re un’au­to o un dro­ne poten­do con­ta­re su tem­pi di rea­zio­ne sostan­zial­men­te non distin­gui­bi­li da quel­li di un ope­ra­to­re fisi­ca­men­te presente.

Ma c’è di più: e qui arri­via­mo alle ombre del titolo.

IoT: INTERNET DELLE COSE

L’in­ter­net of things è un con­cet­to nato da non mol­ti anni, se si esclu­de la visio­na­rie­tà del­la mag­gior par­te degli auto­ri di fan­ta­scien­za; IoT signi­fi­ca tut­to e il con­tra­rio di tut­to ma, di base, par­lia­mo di una dire­zio­ne ver­so cui il mon­do con­nes­so si sta già muo­ven­do da tem­po, ovve­ro quel­lo dell’iperconnessione.

Micro­sen­so­ri si con­net­to­no a ser­ver delo­ca­liz­za­ti per tra­smet­te­re i pro­pri dati da tut­to il mon­do. Nano sen­so­ri, già pre­sen­ti in alcu­ne ver­ni­ci, sono in gra­do di rile­va­re e tra­smet­te­re le varia­zio­ni di calo­re e pres­sio­ne che avven­go­no entro la loro por­ta­ta, in modo da ren­de­re “intel­li­gen­ti” per­si­no i muri del­le case. Ma sen­za anda­re trop­po in là, ter­mo­sta­ti smart rego­la­no già la tem­pe­ra­tu­ra in alcu­ne case, rigo­ro­sa­men­te con­nes­si con la cal­da­ia ma anche con il ser­vi­zio di manu­ten­zio­ne e quel­lo di rifor­ni­men­to, per non par­la­re dei vari assi­sten­ti voca­li, da Ama­zon, Goo­gle e (una vol­ta, ora non più) Micro­soft che sono pron­ti a rispon­de­re agli ordi­ni del­l’u­ten­te, ed essen­do quin­di auto­riz­za­ti ad ascol­ta­re peren­ne­men­te tut­to quel­lo che acca­de nel­le loro vicinanze.

Ci sono fri­go­ri­fe­ri che com­pi­la­no da soli la lista del­la spe­sa e ser­ve solo (ma è facol­ta­ti­va) la con­fer­ma del­l’u­ten­te per piaz­za­re l’or­di­ne al super­mer­ca­to più vici­no, con tan­to di con­se­gna a domi­ci­lio e adde­bi­to in car­ta di cre­di­to (man­cia inclusa).

Non mi sem­bra una que­stio­ne com­plot­ti­sta evi­den­zia­re che tut­ta que­sta “como­di­tà” pre­sen­ta un con­to mol­to ele­va­to in ter­mi­ni di dispo­ni­bi­li­tà del­le nostre infor­ma­zio­ni ad un tea­tro sem­pre più popo­la­to da sem­pre più nume­ro­si atto­ri. In ter­mi­ni meno obli­qui: paghia­mo in liber­tà il con­to del­la spesa.

5G: PERCHE’ LO SPINGONO COSI’ TANTO?

Insom­ma, a ben guar­da­re ci sareb­be­ro un milio­ne di ragio­ne per andar­ci con i pie­di di piom­bo, eppu­re sul 5 G tut­to il mon­do ICT sta deci­sa­men­te pre­men­do l’ac­ce­le­ra­to­re ben oltre quan­to sareb­be leci­to aspet­tar­si. La sol­le­ci­ta­zio­ne media­ti­ca, il con­ti­nuo pro­por­re al pub­bli­co uni­ca­men­te le mira­bo­lan­ti pre­sta­zio­ni dei pros­si­mi smart­pho­ne, non tro­va mai il tem­po di espri­me­re i dub­bi non solo medi­ca­li, ma anche eti­ci e com­por­ta­men­ta­li che una dif­fu­sio­ne così capil­la­re di una ban­da così dispo­ni­bi­le dovreb­be far sorgere.

Cer­to, è il nuo­vo busi­ness su cui un set­to­re enor­me del­l’e­co­no­mia mon­dia­le non spe­ra­va di poter­si but­ta­re così pre­sto ma non basta­no i sol­di, per una vol­ta, a giu­sti­fi­ca­re tut­ta que­sta spin­ta, così come il siste­ma­ti­co igno­ra­re l’in­vi­to pon­de­ra­to e basa­to sul buon sen­so di cer­ta par­te del mon­do accademico.

E dun­que il dub­bio sor­ge spon­ta­neo: se non è una que­stio­ne “money dri­ven” (pilo­ta­ta dal dena­ro), qua­le potreb­be esse­re la spin­ta rea­le, quel­la che fareb­be qua­dra­re i conti?

Non dovreb­be suo­na­re stra­no pen­sa­re che, sopra il dena­ro c’è solo una cosa che con­ta di più: il pote­re. Chie­der­si a chi ver­reb­be dato un aumen­to di pote­re da una nuo­va tec­no­lo­gia di con­net­ti­vi­tà dovreb­be rapi­da­men­te far veni­re qual­che dub­bio ulteriore.

Non seguia­mo il dena­ro: seguia­mo il pote­re. Il pote­re infi­ni­to che una tec­no­lo­gia come il 5g met­te­rà nel­le mani di gover­ni, ser­vi­zi segre­ti ma, soprat­tut­to, cor­po­ra­zio­ni mul­ti­na­zio­na­li, man mano che l’ ”Inter­net del­le cose” sarà sem­pre più inte­gra­ta con la vita del­la popolazione.

Dati medi­ci, fisca­li, eco­no­mi­ci e finan­zia­ri ma anche geo­lo­ca­liz­za­zio­ne, den­si­tà di popo­la­zio­ne e, per­chè no, audio e video rac­col­ti maga­ri da appa­ren­te­men­te iner­ti muri rico­per­ti di sen­so­ri. Per non par­la­re di con­ver­sa­zio­ni, rea­zio­ni emo­ti­ve indi­vi­dua­li e di grup­po rac­col­te su aree geo­gra­fi­ca­men­te impor­tan­ti, maga­ri in rea­zio­ne a quel­lo o quel­l’al­tro annun­cio tele­vi­si­vo del pre­si­den­te di tur­no, piut­to­sto che in rispo­sta a quel­lo o quel­l’al­tro spot pub­bli­ci­ta­rio: tut­to rigo­ro­sa­men­te in tem­po rea­le, naturalmente.

Come sem­pre per ogni meda­glia esi­sto­no due lati. E se sem­pre più per­so­ne insi­sto­no a mostrar­ne solo uno, di soli­to è per­chè così quel­lo più impor­tan­te resta nascosto.