Social Net­work e avi­di­tà: arma a dop­pio taglio che pos­sia­mo usa­re anche noi

Sem­bra un con­tro­sen­so, una dichia­ra­zio­ne fol­le. E inve­ce è vero. Pro­via­mo ad ana­liz­za­re il modo in cui fun­zio­na­no i vari Social, Face­book in testa a tutti.

Ogni uten­te sui social net­work vie­ne “pro­fi­la­to” (modo gen­ti­le per dire sche­da­to), in base a quel­lo che pub­bli­ca, con­di­vi­de, e ai con­te­nu­ti per cui espri­me una pre­fe­ren­za, il famo­so “Mi Pia­ce”. Inol­tre, ven­go­no cata­lo­ga­te anche tut­te le sue inte­ra­zio­ni, quin­di i con­tat­ti, cosa fan­no que­sti con­tat­ti e così via, in un gigan­te­sco cal­de­ro­ne infor­ma­ti­vo che alla fine ha un solo sco­po: ven­de­re qualcosa.

Agli uten­ti, tra­mi­te pub­bli­ci­tà sem­pre più mira­te, agli enti gover­na­ti­vi, tra­mi­te il pas­sag­gio diret­to o indi­ret­to di infor­ma­zio­ni sul­le profilazioni.

Quin­di un Social Net­work che offra ser­vi­zi gra­tui­ti ha fon­da­men­tal­men­te due sco­pi, entram­bi ricon­du­ci­bi­li all’a­vi­di­tà: sape­re cosa ven­de­re a chi e quan­do e, alla pari, ave­re infor­ma­zio­ni da ven­de­re. Il busi­ness ovvia­men­te è miliardario.

Il mec­ca­ni­smo è abba­stan­za ovvio e si basa sostan­zial­men­te sul biso­gno del­le per­so­ne di esse­re rico­no­sciu­te, di ave­re un loro spa­zio nel­la vita degli altri, oltre che natu­ral­men­te sul desi­de­rio di pro­ta­go­ni­smo o di mostra­re qual­co­sa che maga­ri nep­pu­re esi­ste. Non è ovvia­men­te il caso di disqui­si­re su que­sto aspet­to, quan­to di com­pren­de­re che ciò che vie­ne ven­du­to è in real­tà deter­mi­na­to dal­la domanda.

Ci han­no sem­pre inse­gna­to che uno dei truc­chi più bana­li del mar­ke­ting è quel­lo di crea­re biso­gni lad­do­ve non ne esi­sto­no. Ma quel­lo che non ci han­no spie­ga­to è che que­sta pos­si­bil­tà esi­ste solo per­chè le per­so­ne sono del tut­to incon­sa­pe­vo­li del­la pro­pria natu­ra. Soprat­tut­to però sono incon­sa­pe­vo­li del pro­prio pote­re. La nostra doman­da ha il pote­re di crea­re un’of­fer­ta ade­gua­ta. Il biso­gno vie­ne crea­to solo quan­do c’è da ven­de­re qual­co­sa che nes­su­no com­pre­reb­be. Se quel biso­gno non si creas­se, per­chè le per­so­ne smet­to­no improv­vi­sa­men­te di rispon­de­re a sti­mo­li pavlo­via­ni, ecco che solo la loro doman­da gui­de­reb­be l’offerta.

In altre paro­le, e qui sta il dop­pio taglio del­l’a­vi­di­tà, se per una qual­che stra­na ipo­te­si gli uten­ti comin­cias­se­ro a clic­ca­re su con­te­nu­ti di un cer­to tipo, ad esem­pio su con­te­nu­ti spi­ri­tua­li, o anche sem­pli­ce­men­te un po’ meno bece­ri di un iPho­ne nuo­vo o dei risul­ta­ti del­la par­ti­ta di cal­cio, ecco che l’of­fer­ta non potreb­be che ade­guar­si. Allo­ra maga­ri ci vedrem­mo offri­re, anzi­che un tele­fo­no che non ser­ve a nes­su­no se non a quel­li che lo ven­do­no, un sog­gior­no in una loca­li­tà par­ti­co­lar­men­te armo­ni­ca. Anzi­ché un abbo­na­men­to ad un cana­le che tra­smet­te solo pro­gram­mi dedi­ca­ti al cal­cio, potrem­mo rice­ve­re l’of­fer­ta per un cana­le tema­ti­co sul­la ricer­ca scientifica.

Capi­te dov’è il truc­co (e al tem­po stes­so il pro­ble­ma)? Sia­mo noi a deter­mi­na­re quel­lo che ci vene ven­du­to, per­chè sia­mo noi a com­pra­re. Sen­za noi che acqui­stia­mo non c’è ven­di­ta. Quin­di il pote­re è nostro, non loro!

Biso­gne­reb­be solo matu­ra­re un po’…