Scien­za e arte del­la comunicazione

La comu­ni­ca­zio­ne è un’ar­te. E come ogni arte ha i suoi segreti.

Ma qua­l’è il “segre­to” del­la comunicazione?

Imma­gi­na­te due cer­chi con­cen­tri­ci con un pun­to al centro.

Il secon­do cer­chio (quel­lo più ester­no) rap­pre­sen­ta la comu­ni­ca­zio­ne ordi­na­ria, il par­la­re quo­ti­dia­no e mec­ca­ni­co, il dire ciò che si dice così, sen­za pen­sar­ci (e spes­so sen­za nean­che ricor­dar­si di cosa si è detto).

Il pri­mo cer­chio, il più inter­no, rap­pre­sen­ta quel­la che oggi si defi­ni­sce “comu­ni­ca­zio­ne effi­ca­ce”, quel­la inse­gna­ta in gran par­te dei cor­si omo­ni­mi, rivol­ti a chiun­que abbia a che fare con “gli altri” spe­cie se per moti­vi professionali.

La cono­scen­za di que­sto pri­mo cer­chio impli­ca la padro­nan­za del­la comu­ni­ca­zio­ne non-ver­ba­le, quel­la cioè più cela­ta, riguar­dan­te postu­re, gesti, toni di voce, e che per­met­te la con­sa­pe­vo­lez­za e la gestio­ne degli sta­ti emo­ti­vi pro­pri e dell’altro.

In real­tà non è sem­pli­ce acqui­si­re dime­sti­chez­za con que­sti aspet­ti, e spes­so si fini­sce per appren­de­re solo del­le tec­ni­che che, in quan­to tali, si situa­no per così dire a metà, fra il pri­mo e il secon­do cer­chio. Ma anche diven­tan­do esper­ti di comu­ni­ca­zio­ne effi­ca­ce, si rima­ne “fuo­ri” dal cen­tro, il cuo­re, il segreto.

Si rima­ne anco­ra in un cam­po che sta a metà fra il ten­ta­re di con­vin­ce­re o mani­po­la­re l’al­tro e “ven­de­re” se stes­si, per pau­ra di non esse­re capi­ti, giu­di­ca­ti non degni di ascol­to e fiducia.

Si rima­ne lega­ti a tec­ni­che, stra­te­gie, obiet­ti­vi, e si per­de la “sostan­za”.

Que­sto per­ché man­ca l’essenziale.

Comu­ni­ca­re dav­ve­ro signi­fi­ca sta­bi­li­re un con­tat­to vero, vivo con l’altro.

Signi­fi­ca tra­sfor­ma­re e trasformarsi.

Signi­fi­ca “non esse­re più gli stes­si” dopo.

Ma per far que­sto, occor­re innanzitutto.…esserci.

Esse­re connessi.

Esse­re.

Pochi, pochis­si­mi for­se, intui­sco­no che esi­ste un “cen­tro” e osa­no ten­ta­re l’ac­ces­so al “cuo­re” del­la comunicazione.

Se non ci “sia­mo” noi non c’è nean­che l’altro.

E, soprat­tut­to, all’al­tro arri­va­no solo, nel miglio­re dei casi, le nostre stra­te­gie, i nostri obiettivi.

Nel peg­gio­re i nostri pro­ble­mi di comunicazione.

Que­sto per­ché pos­sia­mo tra­smet­te­re (comu­ni­ca­re) solo ciò che sia­mo, nien­te di più e nien­te di meno!

Un esem­pio chia­ro è quel­lo di un gran­de musi­ci­sta che suo­na dal vivo.

Lui è li, sopra un palco.

E, se suo­na “col cuo­re”, pur rima­nen­do lì, pur non cer­can­do asso­lu­ta­men­te di con­vin­ce­re nes­su­no, né tan­to­me­no usan­do stra­te­gie effi­ca­ci, arri­va, toc­ca, com­muo­ve, può per­fi­no tra­sfor­ma­re qualcuno.

E, come effet­to col­la­te­ra­le, maga­ri, ven­de milio­ni di dischi!!

Sco­pri­re il cen­tro di noi stes­si, esse­re al cen­tro di noi stes­si, signi­fi­ca esse­re al cen­tro di ogni cosa.

Ecco per­ché per diven­ta­re dei comu­ni­ca­to­ri effi­ca­ci, occor­re un per­cor­so for­ma­ti­vo che par­ta da un lavo­ro su di sé, che miri al cuo­re di se stes­si e del­le cose che ci circondano.

Così si crea uno “spa­zio”, un var­co che met­te (sta­vol­ta dav­ve­ro) in comu­ni­ca­zio­ne il nostro inte­rio­re con quel­lo del­l’al­tro (o degli altri).